Uno sguardo dal palco

Immagine 10 : Settemila giorni di te e di me

E' andata. Un'altra giornata di lavoro si è conclusa. Anche oggi è tardissimo : sono le quattro del pomeriggio. Ormai la parola " pranzo" può essere cancellata dal mio dizionario. Metto il giubbotto, la sciarpa e prendo la borsa. Cerco le chiavi e chiudo la porta blindata del Laboratorio.
Scendo in fretta le scale e sono fuori, finalmente all'aria aperta. Brrr...! Che vento gelido c'è oggi! Ma quando tornerà l'estate? Mi guardo intorno.
Dove ho parcheggiato Doris? Ah, eccola laggiù in fondo. Aziono a distanza il telecomando e lei mi saluta, accendendo le luci. Mi siedo e metto in moto. Come ogni giorno. La stessa strada verso casa. Accendo il lettore CD e saluto il mio " fidanzato ":
" Ciao, Clà. Anche per oggi, se Dio vuole, è finita."
"...E' un pò che mi sento così giù di corda...che chiedo scusa anche se acciacco una merda..."
" A chi lo dici! Sapessi io...!"
Arrivo a casa. Metto la macchina in garage. Abbasso la serranda. Gesti meccanici. Sempre uguali. Cronometrati al millesimo di secondo. Conosco la mia parte a memoria, non potrei sbagliare una battuta. Salgo le scale a piedi. Quattro piani non sono pochi, soprattutto dopo otto ore di lavoro, ma sono convinta che facciano bene al mio cuore e al mio fondoschiena. Arrivo su con i battiti più accelerati. Sul campanello di casa mia lampeggia la
spia rossa dell'allarme inserito. La porta è chiusa a chiave. Ma non c'è nessuno ? Per forza. Mio marito è già tornato al lavoro. E mio figlio? Come mai non è a casa, a quest'ora? Entro. La casa è vuota. In cucina il tavolo è apparecchiato solo per me. Il mio piatto, il mio bicchiere, il mio tovagliolo, le posate, la mia Rocchetta, la tazzina del caffè, il vassoio
della frutta e un biglietto:
" Mamma, avevo dimenticato di avvisarti. Oggi, all'Università, ho lezione anche di sera e tornerò col treno delle sei. Vieni a prendermi alla stazione.Ti faccio uno squillo quando sto per arrivare. Baci. Fabio ".
E' triste tornare a casa e non essere accolti dal sorriso di tuo figlio. Mi devo abituare. Ormai è un uomo anche se io faccio fatica ad ammetterlo. Sto invecchiando, mi devo rassegnare.
Appoggio la borsa e il giubbotto. Mi tolgo le scarpe ed entro in bagno a lavarmi le mani. Mio Dio! E' un campo di battaglia! Asciugamani fuori posto, specchio coperto di schizzi, dentifricio aperto sul lavandino, pigiama sulla lavatrice, un Topolino sullo sgabello, gli occhiali da vista sul mobile, vicini alla soluzione per le lenti a contatto, stappata, anche lei, come il tubetto del dentifricio, carta igienica assente nel portarotolo. Non ancora
soddisfatta , mi affaccio sulla porta della camera di mio figlio e mi metto le mani nei capelli. Disordine ovunque. Nulla è al suo posto. Torno in cucina e sparecchio. Per oggi mangerò un frutto e berrò un caffè. Mi viene da piangere. Forse sono troppo stanca. Mi viene da piangere un pò troppo spesso, ultimamente.Forse non sono più felice . Basta trovarmi da sola in una casa vuota e in disordine per averne la conferma. Tento di dare una sistemata veloce agli oggetti fuori posto e mi rendo conto che le lacrime mi scivolano sulle guance. Ne sento il sapore salato. Che fine ha fatto l'entusiasmo di un tempo? Che ci sto a fare in questa casa? A riordinare il disordine? Come tanti anni fa provo nuovamente quella sensazione di vuoto e di inutilità . Mi sembra di abitare in una gabbia dorata e, da qualsiasi
parte io mi giri per cercare una via d'uscita, ci sbatto malamente contro.
Le mie piume finiscono a terra e non riesco più a spiccare il volo. Che cavolo mi ha preso, oggi ? Mi sento così solo oggi o era lo stesso anche ieri e lo sarà di nuovo domani? Mentre lucido lo specchio del bagno , non posso fare a meno di guardarmici. Sono passati ventanni. Altro che mille giorni di te e di me! Sono più dei caffè di Britti. Che la profezia di
Nostradamus si riferisse alla durata di un matrimonio? Mille e non più di mille, e poi ...l'Apocalisse! E poi l' Abitudine, la Noia, l'Indifferenza e, come unico padrone , il Dovere? Basta la momentanea assenza di mio figlio e sono consapevole che quando lui non c'è sono completamente sola.
Squilla il telefono. Per fortuna, così la smetto con questi pensieri negativi.
" Pronto."
" Ciao , Ro'. Sei tornata, finalmente ! E' la terza volta che ti chiamo !"
" Oggi sono uscita in ritardo."
" Che hai? Ti sento moscia. Che ti è successo?"
" Nulla e tutto".
" Ho capito. Hai litigato di nuovo con tuo marito."
" Assolutamente. Magari litigassi!"
" Vieni a casa. Parliamo. Così ti sfoghi e stai meglio."
" No, vieni tu a casa mia. Ho ancora tutto per aria e alle sei devo andare alla stazione a prendere Fabio."
" Anch'io devo andare a prendere Federica. OK! Dieci minuti e sono da te.
Così andiamo assieme."
" Va bene. Ti aspetto. Ciao!"
Angela ha qualche anno più di me e i nostri figli hanno la stessa età ed erano compagni di scuola alle Elementari e al Liceo. Angela è figlia della Gina, la tanto temuta prof. di Latino e Greco. Chissà se davvero verrà a casa mia, oppure tra dieci minuti mi ritelefonerà per dirmi:
" Ro', ho avuto un contrattempo. Devo andare a prendere Egle. Ci sentiamo domani . Ti telefono."
Poi il domani diventa dopodomani e poi la settimana dopo. Io so che è fatta così, la conosco ormai da troppo tempo e ho accettato i suoi continui cambiamenti di programma. Non me la prendo, anzi, mi meraviglio quando mantiene i suoi propositi. Oggi dev'essere uno di quei giorni perchè è passata poco più di mezz'ora dalla sua telefonata che suonano al campanello.
Rispondo al citofono :" Chi è?"
" Angela."
" Sali."
La aspetto sulla porta di casa. Esce dall'ascensore e mi viene incontro col suo passo dondolante. Angela è una Wonder- Woman. Alta e robusta. Vicino a lei, io sono uno scricciolo.
" Ciao."
" Ciao. Entra,accomodati dove preferisci."
" Mi siedo in cucina. Sto più comoda sulla sedia."
" Ti preparo un thè, un caffè ?"
" No, grazie. Niente caffeina per le mie extrasistoli. Se mi offri un bicchiere d'acqua è meglio."
" Succo di frutta, aranciata?"
" No, no, solo acqua. Grazie."
Le verso l'acqua e lei mi guarda da sopra gli occhiali da ipermetrope.
" Allora, che succede?"
" Cosa vuoi che succeda? Non succede mai niente."
" Hai litigato?"
" Ti ho già detto di no. Con mio marito non litigo più."
" E allora?"
" Allora, allora ! Se litigassimo ,avremmo almeno qualcosa da dirci. Ma non c'è niente da dire. E' tutto detto."
" Ma, come mai ? Sembravate così affiatati!"
" Hai detto bene : sembravate. Tempo imperfetto. Una volta era perfetto ora non lo è più."
" E' successo qualcosa che non so?"
" Come fai a saperlo tu , se non lo so neppure io?. So soltanto che giorno dopo giorno abbiamo smesso di parlare. Lui non racconta a me ed io non racconto a lui. A lui non piacciono le cose che piacciono a me. Io voglio uscire, andare, tornare, divertirmi, vivere. Lui lavora, mangia e dorme. E' chiaro che c'è poco da dire. "
" Ma, a lui l'hai fatto presente?"
" Sì. Ci ho provato per diverse volte. Sembrava aver capito. Ma dopo due giorni,siamo punto e a capo. Penso che abbia qualche interesse da qualche altra parte..."
" Ma va'. Tuo marito? Non ce lo vedo. E' troppo tranquillo. Sei tu ad essere iperattiva."
" Sì, fidati delle acque chete, che poi rompono i ponti. Io non mi fido più. Neppure di lui. E quando finisce la fiducia ,finisce tutto. Tutto."
" Ma smettila. Non è che invece sei tu ad avere qualche interesse altrove?"
" Magari! Almeno potrei valutare fino a che punto mio marito tenga a me, o se è solo questione di comodità. Pranzo pronto, biancheria pulita, letto caldo."
" Sai, anche a me capita a volte di sentirmi così. Incompresa, inutile. Qualche anno fa mi capitava anche più spesso, poi mi è passata. Sarà questione d'età."
" Può darsi. Ma a quest'età ho bisogno di qualcosa di diverso. Ho bisogno che il mio uomo mi dia più attenzioni, mi faccia sentire importante, bella e desiderabile. Che importa se sono raddoppiate le rughe? Vorrei sentirmi unica, invece mi sento una vecchia ciabatta".
" Guarda che non sei così male! Per me, non sei cambiata affatto, sei sempre uguale! Secondo me, tuo marito è molto geloso ma non vuole dartelo a vedere."
" Io non credo sia così. Sì, è vero che lui non è mai stato troppo espansivo, ma riuscivo a leggere l'amore dai suoi occhi, dal suo modo di guardarmi. Non servivano le parole. Ora è da un pezzo che non ci leggo più niente. Non c'è calore, non c'è confidenza, non c'è complicità. Solo tanti dubbi, tante esitazioni, tante incertezze, quando tutto dovrebbe essere
certo. Non ci sono sguardi e non ci sono parole. Pensare che mi era piaciuto per la sua gentilezza e la sua educazione. Adesso il complimento più bello che mi rivolge è: " Tu sei esaurita". Ma io non mi voglio arrendere. So che non ho più un'età per le coccole ma, lo stesso , non voglio rinunciare alle tenerezze e alle attenzioni. Sono stanca di essere una strega. Voglio tornare ad essere una fata. Io aggredisco ,prima di essere aggredita;
colpisco, prima di essere colpita; ferisco, prima di essere ferita; "uccido", prima di essere "uccisa". Non sopporto che le mie scelte siano sconfitte. E non accetto più che, proprio chi dovrebbe ormai sapere come sono fatta e qual'è il modo migliore di prendermi, chi conosce i miei lati deboli e chi sa che ho un cuore fragile, non capisca o faccia finta di non
capire e si comporti al contrario di come vorrei si comportasse. Sono stanca dei silenzi, delle bugie, delle verità nascoste, degli sguardi accigliati, dei musi lunghi, delle mezze parole, delle brutte parole, delle scortesie, del far finta di niente, del sasso messo sul cuore perchè non si muova e taccia, anche lui , come la bocca, come gli occhi, come i pensieri. Voglio andar via. Da qui. Da tutto questo. Voglio andar via da me che sto perdendo
la forza di reagire. Voglio rinascere ed avere nuovamente la gioia di cantare a squarciagola. Voglio nuovamente sentire quel senso di appagamento e di pienezza che mi davano la vista del mare e dell'orizzonte. Voglio poter credere ancora e guardare lontano e sperare più lontano. Quella linea laggiù, dove sembra che il mare finisca, che una volta non aveva limiti e lasciava ampio spazio al futuro dei sogni,mi si avvicina sempre di più, mi circonda, non mi lascia abbastanza spazio, mi stritolerà. Ed io non voglio."
"Ti capisco ma vedo che non sei dell'umore giusto per dare il giusto peso a quello che potrei dirti ora. Perciò ,preparati che andiamo alla stazione a prendere i ragazzi. E più tardi andiamo al cinema a vedere "Orgoglio e pregiudizio" e ci facciamo una bella trasfusione di romanticismo. A proposito. Ma il tuo "fidanzato" perfetto non ti ha suggerito niente per
aiutarti ? Ha permesso che tu possa stare così male?"
Sorrido, mio malgrado, al suo tentativo di sdrammatizzare il mio umore,non proprio alle stelle. Termino di rifare il letto sotto lo sguardo di Angela che attende una mia risposta e che io finalmente sia pronta per uscire con lei. Tiro su le lenzuola stropicciate, la coperta consumata e il copriletto dai fiori sbiaditi. Mi attardo ad allisciare quelle pieghe, ad appianare tutte le grinze perchè sia perfetto, come nuovo. Sorrido e le dico:
" Ti pare che il mio "fidanzato" non abbia avuto una parola per me? Che te ne pare di queste? - Sarà una nuova età...o solo un'altra età...non ti abbattere al tempo che se ne va... lo puoi battere ancora...si puo battere solo...a tempo di musica...."
 

Rosella