Tutti qui -Trieste

Trieste, 11 Marzo

E' una domenica mattina frizzantina, i cielo è in confusione, come la mia stanza. Preparo in fretta la borsa, e diecimila volte metto dentro e tiro fuori tutto per la paura di dimenticare qualcosa di indispensabile.
Tappa al benzinaio, tappa al caffè, tappa al bancomat, ritiro il biglietto al casello di Treviso Sud e mi sento finalmente "partita!"La strada è veloce, chiacchiere telefoniche, sms, canzoni, si arriva presto ad incontrare il primo compagno di questo Viaggio.
C'è un vento dispettoso che sembra divertito pure lui a vederci attraversare un fossato per giungere al supermercato dalla scorciatoia. Panini, acqua, cioccolatini... e lo zainetto si riempie ancora.Arriviamo a Trieste. Ci accolgono braccia entusiaste, felici di vivere
queste ore accanto, tra una pagina di quotidiano e pagine di ricordi comuni.
Il pomeriggio passa senza che ci sembri passare, è ora di andare.
L'attesa fuori dal palazzetto è persino divertente, nonostante il pomeriggio non sia proprio mite.
Mi ritrovo a spiare oltre un finestrino, custodia di chitarra, una giacca buttata sopra...penso per un attimo alla sua vita senza riflettori, la sua, quella di tutti.
Fotografie buffe, filmati ripresi col telefonino, sembriamo dei quindicenni fuori dai cancelli di scuola.
Si entra, siamo in pochi, Claudio è preoccupato, anzi, direi demoralizzato per come "suona" il palazzetto. Lo dice anche, e si scusa per non essere stato tanto con noi. Mi intenerisce il suo modo di "scusarsi".
Finite le prove si gironzola, corridoi, scale, la gente che entra, il giochino Pegeaut, distribuzione di cartoncini.
Mi ritrovo nella stessa posizione di Treviso, c'è un via vai di gente, di chiacchiere, non me ne accorgo quasi. Me ne accorgo quando Claudio entra dal lato dove siamo seduti noi. E' buio , accende la pila, illumina gli strumenti, per me è uno dei momenti più emozionanti del concerto.
Se le prove ci avevano fatto temere che lo spettacolo potesse andare un pò sottotono, Claudio ci smentisce: è in forma, concentrato, preciso, energico, travolgente. Le sue mani sono poesia, le sue camminate sul bordo del palco vento, le sue pochissime parole stringono al cuore attimi che lasciano il segno.
Non possiamo stare fermi, anche se il pubblico è un pò freddino, anche se il palazzetto non è certo un'Ola di braccia alzate. Ma le nostre braccia lo sono, cerchiamo di farci sentire con più forza, difronte a noi abbiamo altre braccia, sembra che passino le energie in orizzontale e sembra che persino Claudio se ne accorga.
Scappo quando proiettano le immagini dei ricordi, so che le emozioni sarebbero ingestibili. Invece dai corridoi arriva solo la musica e gli abbracci mi tengono stretta al presente.
Sembra impossibile, siamo già al finale. Le note di "La vita è adesso" sono già partite, oppure sono io che le sento, contemporaneamente alle parole di Claudio che mi fanno crollare per un attimo in qualcosa che riconosco ma non conosco.Ma è solo un attimo, gli occhi e le mani di tutti sono vicini e si canta. Si salta. Fino a ritrovare gli occhi anche i suoi occhi. Felici.
Un'altra delle "immagini" che sempre mi porterò via da questi concerti.Un grazie sussurrato, uno inaspettato, un grazie che non arriverà mai a destinazione, e altri che non riesco a pronunciare.
Per un giorno e una notte ancora grazie a tutti di essere qui.
 

Ori

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