Queste righe sono per chi mi accompagna da una vita.

Ero piccola, circa 6 o 7 anni, quando un giorno mi ero messa in camera dei miei a rovistare un po’…in trepidante attesa che mio papà tornasse dall’ufficio…mi ritrovai a guardare tra i vinili di papà (che teneva perfettamente ordinati) e dopo poco li avevo già sparsi sul pavimento…uno si prese subito tutta la mia attenzione…un ragazzo dai tanti capelli castani era seduto su una sedia, vestito di bianco, e due cani lupo gli facevano compagnia. Papà tornò e ricordo mi disse qualcosa riguardo al ‘casino’ da me combinato in camera…vide il mio sguardo interrogativo mentre tenevo ancora in mano quel disco e disse qualcosa tipo: “si chiama Claudio Baglioni…lo ascoltavo quando ero ragazzo…sai io e mamma ci siamo innamorati su una sua canzone”.
Il primo ricordo è più o meno questo…
Sono cresciuta a pane e Baglioni. Non c’è un singolo momento della mia vita, da ricordare o da dimenticare, che Claudio non abbia attraversato e cantato. Ogni tanto mi viene da pensare a che persona sarei diventata se lui non m’avesse accompagnato, se non mi fosse stato così ‘amico’. Ho scoperto più in là con gli anni che i miei genitori si innamorarono su Con tutto l’amore che posso , che anche loro si davano gli appuntamenti sotto la Lampada Osram, e che papà amava prendere la chitarra ogni tanto e strimpellare E tu o Solo. I vinili di papà sono presto passati in camera mia e che bello era, con i primi soldi della ‘paghetta’ , correre a comprare l’ultimo disco di Cla…tenerlo tra le mani e aprirlo ancora prima di arrivare a casa perché ad aspettare non ce la facevo proprio…mettersi in camera, chiudere gli occhi e farsi invadere da parole che sembravano scritte per me (si lo so, fa a tutti lo stesso effetto!). Poi il primo concerto, i biglietti comprati almeno 2 mesi prima e la mia migliore amica (coinvolta nella stessa passione) accanto…lo stadio Olimpico…e quella voce, ascoltata mille volte, che entrava finalmente dal vivo nelle orecchie e scendeva giù fino all’anima…emozioni che non sono in grado di raccontare…
Ed il primo amore, un ragazzetto che abitava lontano…e ‘se potessi fare in modo che Roma non fosse lontana per te…’.
Da quel giorno, di concerti, incontri, dischi comprati e scartati velocemente ed ore ad ascoltarlo ce ne sono state davvero tante. E non riesco a contare le volte che io e la mia fidata amica abbiamo preso e siamo partite…Firenze…Rieti…in autobus in macchina…sempre con Cla come meta del nostro viaggiare e al tempo stesso unico compagno di viaggio.
E’ il solo, per quanto io ascolti diversi generi di musica, che riesce a farmi sorridere quando ne ho poca voglia, che mi sa calmare quando qualcosa mi disturba, che mi dice quello che vorrei sentirmi dire quando ne ho più bisogno, che sa farmi commuovere e sognare, che mi porta in luoghi fisici e del cuore che vorrei visitare, che m’ha insegnato a vivere, nel senso più ampio del termine. Ed è così assurdo, lo so anch’io, che un uomo che in fondo fa solo quello che sa fare…scrivere e cantare della vita…e che di me non sa nulla, sia così profondamente dentro alla mia vita…e l’abbia così tanto attraversata, modificata ed indirizzata….
Sono riuscita ad incontrarlo un paio di volte…ma come potete ben immaginare…di parole ne sono uscite ben poche…davanti ai suoi occhi e a quel sorriso amico speso così davanti a me, una ragazza sconosciuta, una come tante altre, sono affiorati alla mente tutti insieme gli ultimi 20 anni della mia vita, con i dolori, le lacrime, le gioie, le risate, le difficoltà, i sogni e le speranze e non sono riuscita a comprimere tutto in qualche parola sensata che potesse spiegargli cosa è stato per me averlo accanto. Se prima, quando ero più piccola, il mio sogno era quello di incontrarlo e ringraziarlo di persona, ora ho capito che non importa poi così tanto…che anche se non dovessi più avere la fortuna di incrociare il suo sguardo…lui nella mia vita c’è stato e ci sarà sempre, come un amico lontano fisicamente, ma vicino come pochi altri.
In fondo, ogni qualvolta avrò bisogno di lui, mi basterà mettere un disco e chiudere gli occhi, come facevo da bambina, e ascoltare quella voce…

- scritta un giorno di tanti tanti anni fa…. -

“Attore o Spettatore sei stato,
di quello che un giorno a 18 anni hai vissuto?
Tu che con i capelli lunghi e la chitarra andavi per la via…
solitario, introverso, quello che gli altri chiamavano “Agonia”.
Cucaio da bambino ti chiamavi
perché la “elle” non ancora pronunciavi,
un’infanzia nella Roma di periferia
e poi un vento forte, improvviso che da lì ti ha portato via,
ma mai scorderai quel subaffitto a Montesacro
e tutto quello che da quei luoghi hai avuto,
porterai nel cuore quel liceo che ti ha formato
e tuo padre che in te ha sempre creduto.
Poi nella Roma “per bene” sei andato a vivere
perché qualcuno in te cominciava a credere,
vedeva nel tuo volto talento e passione
e fu così che scrivesti la tua prima canzone.
Davanti all’improvviso un mondo nuovo ti sei trovato
dischi, contratti e classifiche che in tutta fretta hai scalato.
Sempre più sicurezza quando al piano ti sedevi
o quando davanti al microfono la tua chitarra imbracciavi,
e poi fuori quella voce, profonda, grave, che nessuno t’invidiava
ma che in un istante le stelle su nel cielo toccava.
Da “Io me ne andrei”, a “Signora Lia”,
poi “I vecchi”, “Uomini persi” e “Dagli il via”
tante emozioni e cambiamenti
ma sempre con il suo volto lì davanti,
lei che con te tutto aveva vissuto
lei che così tanto da te aveva avuto,
fu lei ad ispirarti note e canzoni
la sola a darti così tante emozioni
lei, quell’ unico tuo grande amore
che un giorno se ne andò con tanto dolore
quando andò via il tuo cuore spezzò
e “1000 giorni di te e di me” un gran successo diventò,
ma una cosa di lei con te per sempre rimarrà
la consapevolezza che mai nessuno più di te lei amerà.
E quel ragazzo, a cui “Avrai” hai dedicato, è la prova vivente
che lei a quel sogno aveva creduto.
Sono passati gli anni e generazioni t’hanno amato
forse perché con la tua musica i loro piccoli sogni hai realizzato,
giovani degli anni ’70 che con te hanno saputo amare e sperare,
in quelle stesse piazze di Roma dove anche tu ti sei trovato a “lottare”.
Ore ad intonare tue canzoni sulle spiagge d’estate
con improbabili accordi e parole inventate,
ricordi d’amori troppe volte persi,
con la solita frase: “Siamo troppo diversi”.
Uomini ora diventati e con qualche capello bianco in testa,
ma quelle giornate e quella voglia di dolcezza nella loro mente resta,
persone che a noi l’amore per te hanno trasmesso
a cui ora chiediamo, per venire al concerto, il permesso.
Adesso è con quella dolce prepotenza,
che t’arrabbi se “Mito” ti chiamiamo,
a volte tiri fuori un po’ d’arroganza,
ma forse è per ciò che noi t’amiamo.
Il tuo fare a volte è da divo un po’ scostante,
ma poi sei sempre lì con il volto sorridente,
a donarci parole e a far viaggiare la mente
in luoghi e storie in cui ci rispecchiamo,
grazie alle quali i piccoli ostacoli della vita sorpassiamo.
Ti ringrazio per questo, per i sogni che m’hai dato
e per tutte le volte che grazie a te ho volato.
Per le emozioni che cantando solo tu mi sai dare,
e per tutte le volte che con te i problemi ho saputo affrontare.
Cucaio, solo il mio GRAZIE ti posso offrire,
forse è un po’ poco, ma sappi che viene dal cuore.

Olaf83
http://lamusicaeilmare.splinder.com
 

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