La mia favola blu' di Natale


Prefazione

Questo racconto è il frutto di un fatto reale. Ho veramente inventato, così sui due piedi, una favola al mio nipotino esageratamente dedito alla Play-Station. Il racconto si è, come dire, snocciolato da solo e, via via che io notavo sul viso di Paolino una curiosità crescente, il sogno della piccola Ro’ Settepunti ha dato vita ad una semplice e infantile avventura. I bambini, proprio loro che rappresentano uno dei sogni più ricorrenti di noi adulti ( soprattutto di noi donne che fin da piccole giochiamo a far da mamma alle bambole ), mi sembra che oggi sognino troppo poco. E allora mi chiedo:” Che adulti saranno se non hanno imparato a sognare da piccoli?”. Sicuramente nevrotici. Ancora più di noi che invece l’abbiamo fatto. Ma la responsabilità è nostra. Siamo noi adulti che abbiamo smesso di raccontare loro le favole, troppo impegnati nella vita frenetica di tutti i giorni, e ci siamo fatti sostituire da un cubo parlante (in realtà sempre più piatto! ).
Forse è superfluo dire che la piccola Ro’ Settepunti è uno dei tanti miei alter-ego. Un piccolo insetto poco visibile anche se indossa colori vivaci. Rileggendo la favola mi sono accorta che forse, dietro il personaggio negativo, ho voluto nascondere un famoso scrittore, a cui sono molto affezionata e del quale ho letto tutti i libri, proprio quello che ha ringraziato nel suo ultimo libro una Rosella appassionata e sognatrice e che, nonostante più volte gli abbia chiesto la vera identità di questa Rosella ( che illusa, pensavo di essere io! ), non mi ha mai risposto. Non me ne voglia se gli ho fatto fare la parte del Ragno Peloso ( anche questo è amore! ).
Un’ultima annotazione. Necessaria, prima che mi denuncino per plagio! La poesia scritta da Ro’ Settepunti non è tutta farina del mio sacco. Ho preso spunto per qualche frase da una vera canzone (che magari conosco solo io e pochi altri ), scritta dal signor Ciro, un grande amico del mio Babbo Patapan, e che appartiene al repertorio del coro polifonico di cui faccio parte. Confesso inoltre di non aver recitato la poesia a Paolino per non rischiare di prendermi una “joy-stickata” in testa.
Detto questo, buona lettura e…siate clementi con una “povera pazza” sognatrice!


LA MIA FAVOLA BLU DI NATALE

Finalmente è Natale. Mamma Singer è strafelice. Non smette un attimo di cuocere lasagne, quasi che a tavola, il 25 Dicembre, fossimo in centocinquanta, quando invece siamo solo in sette: i tre componenti della mia famiglia, più i tre della famiglia di mio fratello e lei, naturalmente. Quest’anno manca Zia Sigh che è semi-allettata perché si è fratturata un’altra volta il femore e ancora non riesce a star su con le sue gambe per più di cinque minuti. E’ disperata perché sarà costretta a fare il pranzo di Natale all’Ospizio con qualche altra vecchietta che non va a casa per le Feste. Ma il suo dispiacere più grande è quello di non poter stare con Paolino, il figlio di mio fratello, al quale ama raccontare le sue storie strampalate e insegnargli quei giochi che i bambini di oggi non sanno più fare e che faceva lei, divertendosi con quasi nulla, un’ottantina di anni fa. Certo l’arrivo di Paolino è una gioia per tutti. Per Mamma Singer che sta ore davanti ai fornelli per cercare di cucinargli qualcosa che gli piaccia oltre all’Happy Hippo e ai Babbo Natale di cioccolato appesi sull’albero. E’l’unico bambino di casa ormai e lo vediamo troppo poco. Il Natale è appunto una delle poche volte . A dire proprio la sincera verità non è che lui stia volentieri a farsi coccolare dalla nonna e dagli zii, anzi, preferisce passare ore e ore con la Play-Station ed il suo nuovo video-gioco di Dragon Ball o tuttalpiù davanti alla tivù a guardare i cartoni. Nonostante che io gli abbia regalato, oltre all’immancabile gioco, anche un libro su Dragon Ball, sperando che il suo eroe preferito lo spingesse anche alla lettura, non l’ha neppure sfogliato e mi ha detto:
“ Ah, è quello vecchio.”
“ Come vecchio?” , dico io “ Non è il Dragon Ball che guardi tu?”
“ Si, ma della vecchia serie.”
“ Che significa? Ce l’hai già e l’hai già letto?”
“ No, ma è della vecchia serie.”
“ Ma scusa un po’, se non sai quello che c’è scritto, è una storia nuova. Prima la devi leggere per vedere se la conosci davvero.”
“ Uffa! Nooo……è della vecchia serie!!!” urla quasi.
Ok. Regalo sbagliato. Ma non mi do per vinta. Vorrei incuriosirlo, invogliarlo alla lettura, insomma allontanarlo per un po’ da quella dannata tivù e da quei mostruosi video-giochi. Mission Impossibile. Rimane incollato alla sedia, con il viso fisso allo schermo, pigiando in continuazione i tasti del joy-stick e scegliere se sarà Broli oppure Janemba a combattere contro Goku.
“ Senti un po’, Paolino. Ma a te piacciono le favole?”, gli chiedo senza mostrarmi tanto interessata.
Si volta un attimo e mi risponde con un :” Si” molto evasivo.
“ Ma quali favole conosci?” continuo aumentando il mio interesse
“ Pinocchio, Il libro della giungla, Peter Pan, Bambi, Nemo e poi anche altre…”
“ Ma sono le favole di Walt Disney che guardi sui DVD?”, incalzo ancora.
“ Siiii…” mi risponde quasi scocciato di essere costretto a distrarsi dal suo gioco.
Mi siedo per terra, vicino a lui, per stare all’altezza della sua seggiolina e continuo imperterrita a chiedergli:
“ Ma il tuo Papi, la Mamma, la Maestra, ti raccontano mai delle favole?”
Alza le spallucce e sorride, mostrando il vuoto lasciato dalla caduta del primo incisivo superiore, come se gli stessi domandando una cosa buffa e strana.
“ Ma no, zia. Ci sono i cartoni!”
Mi invento lì per lì un titolo e gli chiedo a bruciapelo:
“ La conosci la favola di Ro’ Settepunti?”
Abbandona per un nanosecondo il joy-stick lasciando Janemba a gambe per aria.
“ No. E chi è Ro’ Settepunti? “
“ Una coccinella piccola piccola che abita nel campo dei Fiori Rosa ManondiPesco”.
“ Mai sentita.” E sorride di nuovo a un solo dente, continuando a giocare.
“ Se vuoi te la racconto. Ma devi smetterla con Dragon Ball, altrimenti non riesci a seguirmi. Se non vuoi me ne vado, ciao” e faccio per alzarmi da terra ma lui mi trattiene e mi dice:
“ Racconta. Io gioco lo stesso ma ascolto”.
“ Va bene. Però devi stare molto attento perché è da tanto tempo che non la racconto più e può essere che non mi ricordi il nome di qualche personaggio della storia. Tu mi aiuti a dare un nome che secondo te va bene per quel personaggio?”
“ Siiii, okay. Comincia.”
Ed io comincio.
“ Viveva una volta nel campo dei Fiori Rosa ManondiPesco una coccinella piccola piccola, quanto la capocchia di uno spillo, con le ali piccole piccole, cosicché non riusciva mai a fare grandi voli. I voli più lunghi li faceva solo con la sua fantasia e sognava ad occhi aperti di visitare paesi e campi lontani e sconosciuti. Papavero, il suo amico del cuore, la proteggeva tra i suoi rossi petali quando si sentiva triste e sola e la teneva nascosta dal resto del mondo. Ro’ Settepunti quando si rifugiava da Papavero per non pensare alla sua malinconia e alla sua voglia incontenibile di vedere luoghi diversi dal suo piccolo campo, scriveva poesie. Quasi tutte erano poesie d’amore perché Ro’ Settepunti era molto innamorata di un grillo canterino, alto alto e secco secco. Tanto più grande di lei che era così piccola.
Il grillo canterino si chiamava Gaudio Bagliori e aveva scelto questo nome d’arte ( in realtà si chiamava Dino, per l’esattezza Dino Fred o Fred Dino che è lo stesso ) perché amava cantare circondandosi di un nugolo di lucciole che lo facevano apparire quasi fosforescente e poi perché, bastava che lui sfregasse appena le ali, che ovunque era un gaudio e un tripudio di applausi. Pur desiderandolo tanto, Ro’ Settepunti non riusciva mai ad andare ai suoi concerti perché lui cantava nei campi molto lontani dal suo e lei, con le sue alucce piccole piccole, non riusciva mai neppure ad arrivare a metà strada. Allora scriveva per lui delle poesie. Di nascosto. E le teneva per se, conservate tra due foglie di banano, in un cassetto del suo armadio, nella sua cameretta. Quando lesse a Papavero la poesia che aveva scritto per Natale, intitolata “ Tutti i cuori nel mio cuore”, Papavero non potè fare a meno di complimentarsi con lei e le suggerì di mandarla al grillo canterino proprio in quella occasione con la scusa di fargli gli auguri. Perché se non poteva conoscerlo personalmente non avrebbe dovuto mandargli dei messaggi? Magari avrebbe ricambiato dedicandole una canzone. Che sogno impossibile! Ro’ Settepunti però non ne volle sapere. La poesia era solo sua e non voleva assolutamente che Gaudio scoprisse il suo amore. Lui aveva già una fidanzata bellissima, Vanessa Del Cardo, dalle morbide ali vellutate, ampie e seducenti. Altro che le sue piccole elitre picchiettate di punti neri!.
“ Va bene, Ro’. Se non vuoi, non se ne fa niente, ma almeno regalamene una copia. Così la potrò leggere alle mie amiche api ogni volta che verranno da me a prendere il net-the-re”, le chiese Papavero.
“ Se proprio ci tieni!”, rispose Ro’ Settepunti.
“ Altroché” , confermò lui.
“ Allora te la porterò la prossima volta che verrò a trovarti”, promise Ro’ allontanandosi.
“ Arrivederci Ro’ e che tu possa avere fortuna e felicità”
“ Grazie Pappy. Anche a te. Ciao amico mio!”.
Così Ro’ Settepunti tornò a casa e si mise a ricopiare su un petalo, di quelli che le procurava la sua amica Margherita, la poesia dedicata a Gaudio da regalare a Papavero.

Tutti i cuori nel mio cuore

Quando la solitudine del mio sguardo
tra i fiori fermerò malinconica,
la carezza del vento dentro una foglia
ti dirà per me
Cuore mio

Quando il sole calerà sul mare
e tutt’attorno si tingerà di violette
ma sul cuore peserà una pena segreta,
il sospiro del mare ti dirà per me
Cuore mio

Quando sarò pensierosa vicino al tuo fuoco
e del mio sogno non resterà che cenere,
dolce, una voce vestita di silenzio
busserà al tuo cuore
Cuore mio

E tutti i cuori cercati, incontrati o trovati
e tutti quelli voluti, pretesi e persino rubati
li avrò raccolti per te
e custoditi nel mio
che è strapieno di amore,
anche di quello che ancora ti manca,
perché anche tu
come me
di amore non ne hai mai abbastanza
Cuore mio.

E quando Papavero la ebbe tra le mani e la rilesse compiaciuto, pensò che la sua amica Ro’ Settepunti meritasse una sorpresa. Così non appena vide Pierina la farfallina svolazzargli attorno, la chiamò a gran voce e la mise al corrente del suo piano: far arrivare fino a Gaudio la poesia di Ro’ Settepunti e farle un originale ed inaspettato regalo di Natale. Pierina, tutta eccitata, gli rispose che questo era un compito per Gesuina, l’ape postina ( il nome dell’ape postina l’ha scelto Paolino ). E siccome Gaudio Bagliori cantava sempre in campi molto distanti dal campo dei Fiori Rosa ManondiPesco, Gesuina avrebbe dovuto anche attraversare il mare ed avrebbe impiegato quasi un mese prima di arrivare a destinazione. Il tempo stringeva e , ad occhio e croce, con un po’ di fortuna, Gesuina avrebbe raggiunto Gaudio proprio a Natale quando , come ogni anno, teneva un concerto nel campo del Mandorlo Felice. Detto fatto, Pierina salutò Papavero e volò di gran fretta da Gesuina l’ape postina per consegnarle la poesia di Ro’ Settepunti, dicendole anche che in cambio Papavero avrebbe permesso solo a lei, per un anno intero, di succhiare il suo nettare prelibato ( lo so che i papaveri sono alti alti e non fioriscono a Natale ma nelle favole succede questo e altro).
Gesuina, entusiasta di quell’importante missione ( nonché golosissima del nettare di Papavero), partì immediatamente. Come previsto, il viaggio si dimostrò lungo e faticoso e molte volte Gesuina dovette fermarsi a bere e a riposare le sue alucce indolenzite.
“ Ma zia,” m’interrompe Paolino, posando finalmente il joy-stick per terra, “ come faceva Gesuina a sapere la strada e come faceva a volare senza far cadere la poesia di Ro’ Settepunti?”
“ Be’ sai, le api hanno un gran senso dell’orientamento. Come il navigatore satellitare del tuo Papi che gli permette di andare dovunque senza mai perdersi. Anche Gesuina l’ape postina, con la sua capacità di percepire tutti i profumi, seppure a lunga distanza, si faceva guidare dal profumo dei fiori del mandorlo, che conosceva bene. E la poesia di Ro’ Settepunti la teneva dentro uno zainetto sotto le ali, legato attorno al collo, come un vero postino.”
“ Uno zainetto? Non ci credo!”
“ Le favole sono così. Bisogna crederci anche se sembrano incredibili. Ci credi che Cappuccetto Rosso dopo che il Lupo Cattivo l’ha divorata assieme alla nonna, masticandole per bene, è riuscita a venir fuori dalla sua pancia viva e vegeta? E’ più facile credere allo zainetto per la posta di Gesuina.
O no? Comunque se questa storia non ti piace la finisco qui e tu continui a giocare.”
“ Si che mi piace. Mi piace, continua.” Finalmente incrocia le braccia e mi guarda fisso con una curiosità che arriva a mille.
“ Allora. Dove eravamo rimasti? Ah, si, a Gesuina l’ape postina che era in viaggio verso il campo del Mandorlo Felice. Aveva già fatto più della metà della strada volando sui campi, sui monti e sopra il mare. Era stanca morta e quando finalmente vide una spiaggia bianca e sottile come il borotalco pensò di essere arrivata a un buon punto e decise di fermarsi a dormire per un’oretta. Volò su un Pino Marittimo aldilà della spiaggia e si accoccolò su una pigna vuota. Era esausta e al profumo della resina del pino chiuse gli occhi e si appisolò. Ma improvvisamente , dal ramo superiore, si calò giù col suo filo un grossissimo ragno peloso. A proposito , come lo chiamiamo questo brutto ragno, Paolino?”
“ Ehmm…Scoccia. Se è arrivato per scocciare…”
“ Mi sembra che tra i ragni più velenosi ce ne sia uno che si chiama Ctenus ( non mi denuncino per incompetenza gli zoologi se la mia memoria ha fatto cilecca). Il nostro ragno malvagio lo chiameremo Ctenus Skoccia. Ti piace?”
“ Si, si, bello, bello!”
“ …allora Ctenus Skoccia vedendo l’apina addormentata e pensando che avesse nello zainetto chissà quale prelibatezza, l’assalì a tradimento. Gesuina si svegliò di soprassalto, cercando di scappare via dalla furia di Skoccia e di salvare il suo zainetto. Ma invano. Skoccia ebbe la meglio. Si portò via il suo zainetto e la lasciò mezza morta, con un’ala strappata e cinque zampe anziché sei, buttandola giù dalla pigna. Gesuina rimase per ore, ai piedi del Pino Marittimo, pregando Dio che non la facesse morire e che almeno le desse l’opportunità di farla tornare a casa sua e di raccontare quanto le era capitato. Verso sera, quando il sole sembrava che andasse a farsi un bagno nel mare, passarono di lì Madame Locusta e il suo marito marocchino Dociostauro.
“ Che nome Dociostauro!” ride Paolino.
“ Il dociostauro è una cavalletta marrone, grandissima e muscolosa. Una cavalletta culturista, che ne so, una cavalletta Wrestling.”
“ Mitico!” esclama meravigliato “ Dai zia, continua. Cosa fa Dociostauro?”
“ Veramente fu sua moglie Locusta che si accorse dell’apina moribonda e si avvicinò a soccorrerla. Gesuina le raccontò l’accaduto e lei la portò a casa sua dopo averla caricata sulle spalle di Dociostauro. Lì rimase per un po’ di tempo fino a che la sua salute non migliorò grazie alle amorevoli cure di Madame Locusta. Ma con un’ala sola ed una zampetta in meno non poteva tornare a casa. Non ce l’avrebbe fatta. E Madame Locusta, che aveva un cuore d’oro, volle che lei restasse ospite a casa sua. Gesuina però viveva quei giorni con un peso nel cuore. Pensava a Ro’ Settepunti e si sentiva colpevole per non aver portato a termine il suo compito. Piangeva quasi ogni giorno per il gran dispiacere finchè alla fine raccontò tutta la storia a Madame Locusta che continuava a domandarle il motivo di tanta tristezza.
“ Tutto qua?” esclamò Madame Locusta.
“ Avresti dovuto dirmelo subito qual’era la tua preoccupazione. Devi sapere che io sono la madrina di Gaudio Bagliori e perciò lo conosco benissimo. Non mi sarà difficile contattarlo e metterlo al corrente di tutta questa vicenda. E se lo conosco bene, stai ben sicura che quel tale Skoccia non la passerà liscia. Anzi, sai che ti dico, andiamo tutti al suo concerto di Natale al campo del Mandorlo Felice e gli raccontiamo ogni cosa. Sei contenta Gesuina?”
“ Ma io…non posso volare…”
“ Di questo non ti devi preoccupare. Salta sulla groppa di Dociostauro e andiamo. Adesso. Subito. Altrimenti rischiamo di non arrivare in tempo”.
Arrivarono al campo del Mandorlo Felice che era la vigilia di Natale e tutto era pronto per il grande concerto. Centinaia di migliaia di milioni di lucciole addobbavano il mandorlo e il vasto prato sottostante. Il palco, su un ramo trasverso centrale, era già pronto e gli strumentisti accordavano le chitarre accompagnati dal tum-tum della batteria. Di Gaudio Bagliori nemmeno l’ombra. Anche per Madame Locusta, pur essendo sua madrina, fu difficile oltrepassare la barriera di scorpioni e scarabei che proteggevano il suo camerino-nascondiglio sul ramo più alto. In fondo, nonostante la fama e la notorietà era rimasto il Dino Fred di sempre, timido e distaccato. Ma quando vide Madame Locusta e Dociostauro lì, davanti a lui dopo tanti anni, esclamò:
“ Carramelda , che sorpresa!” E corse loro incontro abbracciandoli calorosamente.
A questo punto spiego a Paolino che “ Carramelda” ( tradotto letteralmente “ trasporta-cacca” ) è una tipica esclamazione dialettale dei grilli sullo scarabeo stercoraro.
“ Adesso Gesuina l’ape postina gli racconta tutto e il grillo canterino ammazza il ragno peloso?” mi domanda Paolino che, essendo un esperto di cartoni e di lotte furibonde tra buoni e cattivi dove a vincere sono sempre i buoni, non fa fatica ad immaginare il seguito della favola.
“ Ci puoi giurare che Ctenus sarà punito” gli rispondo “ ma prima il grillo canterino deve fare il concerto. Non può andarsene lasciando tutti i suoi fans, che hanno fatto tanta strada per ascoltarlo, a bocca asciutta. Non ti pare?”
“ Giusto”, concorda Paolino.
“ E Gaudio Bagliori cantò meravigliosamente come non mai, mettendoci anima e corpo. Il successo fu grandioso. Il fragore degli applausi nel campo del Mandorlo Felice si udì a chilometri di distanza, persino fino al lontanissimo bosco di nocciole di Nutella Cremosa. A notte fonda, soddisfatto e felice più del mandorlo, Gaudio fece ritirare gli strumenti e smontare il palco, poi chiamò a se con un fischio acuto Gagarin Eagle, la sua aquila nera che portava lui e i suoi musicisti in giro per ogni dove. Ogni cosa fu caricata nelle capienti sacche a bordo-ala e finalmente, dopo che anche Madame Locusta e Dociostauro con Gesuina ebbero preso posto tra le nere penne di Gagarin Eagle, partirono verso la spiaggia del Pino Marittimo alla ricerca di Ctenus Skoccia.
Arrivati a destinazione, Gesuina riconobbe immediatamente il Pino Marittimo dove si era fermata a riposare e per prima scorse la tozza figura del ragno peloso seduto su un pezzo di corteccia, in cima ad una duna di sabbia., attorniato da una cinquantina di altri insetti che lo stavano ad ascoltare. Tutto tronfio declamava a voce alta la poesia di Ro’ Settepunti, spacciandola per sua, davanti agli spettatori che avevano pagato il biglietto a due mantidi le quali tenendosi legate con le zampe anteriori formavano una specie di arco d’entrata di quello strano teatrino.
Gaudio Bagliori con le sue guardie del corpo, Cetonio e Lucano ( gli scarabei ) e Euscorpio e Buthus ( gli scorpioni), insieme al resto della combriccola, aspettavano nascosti dietro al Pino Marittimo che Skoccia terminasse la sua performance e che i suoi spettatori tornassero a casa, in modo da poterlo affrontare faccia a faccia.
“ Dev’essere una coccinella in gamba la tua amica Ro’ Settepunti” , disse Gaudio a Gesuina. “ Ha scritto proprio una poesia molto carina, potrebbe diventare una canzone. Non appena l’avrò conosciuta le chiederò se le piacerebbe cantare con me” , continuò.
“ Non ci sarà nemmeno bisogno di chiederglielo. So per certo che questo è il suo sogno da quando tu hai cominciato a cantare!”
“ Incredibile come ha saputo tenere segreta questa sua passione”.
“ Davvero incredibile” , aggiunse Madame Locusta.
“ Ro’ Settepunti è nota nel nostro campo dei Fiori Rosa ManondiPesco per la sua caparbietà” , concluse Gesuina.
Quando anche l’ultimo spettatore si fu allontanato lasciando Skoccia da solo a contare tutto ciò che aveva guadagnato, egli nemmeno si accorse che il grillo canterino lo aveva raggiunto e le sue guardie del corpo lo avevano circondato. Vistosi perduto tentò di scappare ma il filo da lui stesso prodotto gli si attorcigliò tra le zampe facendolo cadere malamente. In un attimo Cetonio e Lucano lo bloccarono tenendogli ferma la testa, Euscorpio e Buthus attanagliandolo alle zampe.
“ Gli scorpioni uccidono il ragno peloso. E vai…!” esclama Paolino.
“ No, non lo uccidono. Gaudio era un grillo pacifista e non volle che Skoccia fosse ucciso pur essendosi comportato piuttosto maluccio. Invece successe che Skoccia nel tentativo di liberarsi rimase aggrovigliato nella sua stessa ragnatela e se anche noi oggi andiamo sulla spiaggia del Pino Marittimo,
lo troveremo ancora là che si dibatte senza sosta tentando di riottenere la libertà.”
“ E’ finita così la favola?” , mi domanda Paolino.
“ Quasi. Vuoi sapere che fine ha fatto Ro’ Settepunti o non ti interessa ?”
“ E certo che mi interessa! “ , risponde.
“ Bene. Quando Ro’ Settepunti sentì bussare alla sua porta ed andò ad aprire, non si aspettava certo di trovarsi di fronte Gaudio Bagliori che le sventolava sul naso la sua poesia e per poco non le venne una sincope per la grande emozione. Lui la guardò e con fare sornione le disse:
“ Che piacere m’ha fatto leggere la tua poesia. Verresti a cantarla con me nel mio prossimo tour? Potresti farlo rimanendo appoggiata sul taschino sinistro della mia giacca verde.”
“ Ma io, veramente…non…” rispose balbettando Ro’ Settepunti.
“ Non… Che cosa vuol dire non…? ,obiettò il grillo .
“ Non…penso di essere sveglia…io sto sognando… Questa è una favola. E’ una favola blu. La mia favola blu di Natale!” , disse Ro’.
“ Perché blu? A Natale dovrebbe essere rossa”, chiese Gaudio.
“ Perché il mare è blu, il cielo è blu, i sogni sono blu, l’amore è blu e anche la mia favola è blu”, spiegò Ro’.
“ L’amore? Anche l’amore è blu?” ,continuò Gaudio.
“ Si, anche l’amore è blu. Se ci sei tu”, concluse Ro’ Settepunti appoggiandosi al petto del suo grillo, felice finalmente di poter ascoltare tutti i battiti del suo cuore.
“ Finita?” , mi fa Paolino riprendendo in mano il joy-stick , pronto a proseguire la lotta tra Broli e Goku.
“ Si, è finita. Almeno ti è piaciuta?” gli domando incerta.
“ Tantissimo” , mi risponde con convinzione pur continuando il suo gioco.
Ed è perché la mia favola blu di Natale è piaciuta a Paolino che ho voluto raccontarla anche per iscritto con l’augurio che chiunque la leggerà riesca a collezionare le sette sfere magiche che danno vita a Sheron, il drago capace di esaudire qualsiasi desiderio ( per chi non sa chi sia Sheron, consiglio di procurarsi al più presto il video-gioco di Dragon Ball ).
 

Rosella

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