"I miei primi giorni"

E' difficile focalizzare quale sia stato il "primo giorno" facendo un percorso a ritroso sulle strade della memoria nella mia passione per Claudio Baglioni. Mi vengono in mente vari "primi giorni", quasi fossero le tappe di un cammino che mi ha portato ad amare e seguire, artisticamente, il cantautore romano.
Ricordo una sera, estate del 1978, avevo 4 anni ed ero a cena in un ristorante all'aperto con la mia famiglia, la radio trasmetteva canzoni d' amore, le zanzare consumavano avidamente il loro pasto - noi - e il vento fresco della sera recava sollievo alle guance accaldate ed abbronzate. Un istante di silenzio, di quelli che capitano ogni tanto, e la radio diffonde le parole "Passerotto non andare via" ed un espressione di assoluto stupore si dipinge sul volto di un bambino di quattro anni che aveva sempre creduto che il passerotto fosse l'attributo maschile; ricordo che quella frase fu fonte di inquietanti incubi notturni dove il mio "passerotto" mi diceva addio!
Un altro primo giorno è rintracciabile nella stagione 1981-82 quando, per via del terremoto che aveva colpito Napoli nel 1980, ero costretto a soggiornare in una scuola messa a disposizione per i terremotati. Eravamo in tre famiglie ad essere racchiuse in due stanzoni, tutte imparentate tra loro ed a me sembrava di vivere in una grande e variegata compagnia teatrale. L' ammirazione che provavo verso i miei cugini più grandi mi spinse ad ascoltare un cantante i cui dischi venivano custoditi gelosamente da loro.
Il primo album  di Claudio ascoltato per intero fu "Strada facendo", ma mi "innamorai" soprattutto di una raccolta di brani vecchi - Io me ne andrei, Porta Portese, E tu, Amore bello, ecc. - .avevo 8 anni e non potevo capire al primo ascolto la poesia di "Ragazze dell'Est" o di "Fotografie", e pensare che adesso i "classici" degli anni '70 sono i brani,  della produzione di Claudio, che preferisco di meno, ma allora furono come le chiavi per entrare in un mondo fatato, in un mondo "mago", in un mondo che, ben presto, sarebbe stato popolato da capolavori quali "La vita è adesso", "Viaggiatore sulla coda del tempo" e, soprattutto, "Oltre".
Nel 1982, a Natale, tornato finalmente a casa, ebbi in regalo "Alè-oò" del quale memorizzai, credo, ogni singolo verso, cantato o parlato, e mille volte sognai di aver partecipato a quel concerto inciso nei solchi di quei due preziosissimi dischi.
Nel 1985 ci fu una nuova conferma, un nuovo "primo giorno", quando, appena acquistato "La vita è adesso", mi innamorai di "Uomini persi" , tanto da citarne i versi quasi in ogni tema che feci alle scuole medie (compreso quello dell'esame).
All'uscita di "Oltre", nel novembre del 1990, rimasi folgorato da un album che parlava di un uomo che non riusciva ad amare ciò che aveva e a non amar ciò che non aveva, di un uomo che sognava di essere un "grande mago", di un uomo che anelava alla libertà, ad andare "oltre". Mi rivedevo in tutto ciò e le canzoni di Claudio cominciavano farmi sempre più compagnia.
Negli anni è cresciuta l'intensità di quei "primi giorni" ed io ho incontrato altre anime in viaggio, altri tamburi che ascoltano le mie stesse note, visi e voci di persone per fare un pezzo di strada assieme, per farsi un po' più compagnia, per starsi un po' più accanto ad aspettare ancora insieme un nuovo primo giorno.

Ivan (di Napoli)


                
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