... c'e' un viaggio che ognuno fa solo con se perche' non e' che si va vicino perche' un destino non ha...

                           Viaggio di vita...vita di viaggi

Torno a casa dopo una giornata di lavoro.
Il sole è basso all'orizzonte.
Le nuvole in cielo sono rosate ed uno stormo di uccelli fende l'aria fresca della sera.
Nella mia stanza, seduto davanti alla scrivania, mi accingo ad affidare a questi fogli il racconto di una personale esperienza di viaggio.
La mente inizia ad esplorare gli sconfinati spazi del mio passato, alla riscoperta di sopite emozioni.
Sono stato fortunato...viaggi ne ho fatti parecchi; tutti mi hanno arricchito e cambiato dentro.
Al ritorno, potevo raccontare le meraviglie che avevo visto e coglievo negli occhi dei miei interlocutori una particolare luce, ammirazione ed invidia, speranza di poter provare, un giorno, le mie stesse sensazioni.
La magica atmosfera della Spagna andalusa, la giovanile allegria londinese, la poesia che puoi cogliere in ogni angolo di Parigi, la faraonica grandezza delle piramidi della Piana di Giza, quando, soffermandoti alla base e guardando in sù, puoi comprendere la pochezza dell'umana dimensione e al contempo la grandezza dell'ingegno di quanti ci hanno preceduto nei sentieri della storia, ed ancora...l'infinita emozione regalata da un tramonto ammirato in navigazione sul Nilo, di fronte allo spettacolo unico del Sole che va a nascondersi dietro montagne di sabbia incendiando l'atmosfera e dipingendo colori incredibili, la bianca Acropoli ateniese, monumento ad eterna testimonianza dell'umana perizia, il perfetto ordine dei verdi Kibuz israeliani, strappati al deserto dall'operosità di gente coraggiosa, non possono lasciarti indifferente, ti giungono al cuore facendolo fremere e poi quasi fermare...
Ma quando afferro la penna per tradurre queste emozioni in nero inchiostro, la mano diventa incontrollabile e le pagine bianche vengono presto riempite dal racconto di un viaggio metafisico, parallelo agli altri, racchiuso nel mio intimo, metafora di un'esistenza nello stesso tempo uguale e profondamente diversa da quella di tante persone attorno a me.
Rifletto...e mi accorgo come la vita sia una strada lunga e dritta che percorriamo soli con l'ansia di andare avanti verso mete sconosciute e il rimpianto di ciò che ci lasciamo alle spalle.
Non comprendiamo il senso del nostro viaggio, ma avvertiamo la fatica dell'incedere, gravati da inutili e pesanti bagagli.
Capita, a volte, di incontrare altre persone, occasionali compagni di avventura, con cui scambiare esperienze ed emozioni.
Ma ecco, di fronte a noi, un bivio, una scelta obbligata che ci allontana dagli altri perchè ognuno, nel proprio cuore, serba un grande sogno da realizzare, solo suo, che non puoi condividere ma solo raccontare.
Così, nell'animo del viaggiatore, pellegrino lungo i sentieri dell'esistenza, tutto è temporaneo, compreso l'amore, e l'addio resta strozzato in gola, gli occhi si velano di malinconia ma la mente è già proiettata verso nuove mete.
La sete di conoscenza, la curiosità e il fascino dell'ignoto, ci spingono oltre gli ostacoli che rendono insidioso il nostro cammino.
Siamo soli in mezzo a tanti, perchè il battito del nostro cuore è musica sconosciuta alle orecchie della gente.
Il mio viaggio incomincia nel Marzo del '71, in un freddo pomeriggio di fine inverno, quando la neve candida che ricopre ogni cosa sembra voler celare il grigiore che ci avvolge.
Ma viaggiare è solitudine e nel pianto di bambino che apre gli occhi alla vita c'è l'istintiva consapevolezza di ciò e l'inquietante incertezza del futuro: quali mete raggiungere? In che direzione spingere i miei passi?
Tuttavia, la prima parte del cammino è verde e lussureggiante pianura, illuminata da un sole dorato e splendente, impreziosita da fiori profumati e colorati, dove l'aria odorosa e frizzante riempie l'animo ed un tepore rassicurante avvolge le membra.
Un'infanzia, la mia, serena e felice, fatta di giochi spensierati e di corse verso il mare d'estate, circondato dall'amore e dall'affetto di quanti, attorno a me, mi vogliono bene.
L'età dell'adolescenza, i primi turbamenti, i cambiamenti interiori ed esteriori che l'accompagnano, irrompono nella mia vita, ma sono solo nubi grigie che velano il sole, portano deboli pioggie che non lasciano traccia in quanto il riparo è lì, sicuro e confortevole...
...ma il tempo passa inesorabile...
La traumatica presa di coscienza della morte, nera piovra che con i suoi potenti tentacoli ha portato via con sè persone che amavo, fulmine improvviso a squarciare un cielo sereno, il dolore di chi mi sta accanto, avvertito in tutta la sua drammaticità quando mia madre stava male e la sofferenza della gente colta passeggiando lungo corsie d'ospedale, gironi di inferno dantesco, mi fanno comprendere l'estrema precarietà dell'esistere e che il sentiero da percorrere, ben presto, lasciata alle spalle la vallata pianeggiante, si inerpica tortuoso ed è circondato da burroni; le nubi si addensano minacciose all'orizzonte, un refolo di vento freddo scompiglia i capelli!
Le scarpe sono scomode e nello zaino l'impermeabile non è sufficiente per coprirmi.
Mi fermo, siedo sopra un masso freddo, ho paura e piango...
mi giro e mi accorgo di essere rimasto solo e non riesco a vedere oltre la montagna.
Insicuro, riprendo il cammino: davanti a me un bosco fitto ed oscuro, pieno di cespugli che mi costringono a spostarmi qua e la, rappresentazione vivente dei miei dubbi ed incertezze!
Ma ecco, in fondo, una luce...c'è uno spiazzo e, al centro, una fontanella da cui sgorga acqua fresca e pulita: è l'amore per una ragazza, un sentimento forte ed intenso, mai provato fino ad allora, che sconvolge e fa vibrare forte le corde dell'anima.
Mi avvicino e, fiducioso, mi chino in modo che le labbra, rese aride dal deserto della vita, possano inumidirsi.
Ma, all'improvviso, tutto svanisce: c'è solo sabbia e desolazione!
Un miraggio, un'utopia, un sogno svanito!
L'amore coltivato nel mio intimo, con le stesse attenzioni e cure che un giardiniere riserva alle rose più belle del suo prato, donato con ingenua generosità, è stato tradito, offeso e svilito da un cuore che non sa amare, da un animo che non può cogliere le sensazioni più profonde e non riesce a penetrare l'esteriorità delle cose.
Mi ritrovo di nuovo solo.
Ma la strada lasciata dietro di me non è stata percorsa inutilmente.
Le prove che la vita mi ha riservato hanno irrobustito le gambe.
Mi sento più maturo, più forte.
Ho fatalmente perduto l'ingenua visione del mondo che avevo, la cieca fiducia nel prossimo.
Forse il mio animo si è un po' inacerbito, ma resta sempre...l'animo di un sognatore.
Mi alzo, la strada da fare è ancora tanta e la meta è lontana, in quanto, appena si crede di aver capito chi realmente siamo, da dove veniamo e dove siamo diretti, si comprende che, in fondo, a queste domande non c'è risposta.
Laggiù, all'orizzonte, l'alba di un nuovo giorno.
Ho amici sinceri, un buon lavoro, salute e preziose energie, nei muscoli e nella mente.
Con passi svelti e decisi affronto il sentiero che scende ondulato, alla ricerca del mio vero "Io", alla scoperta di nuove frontiere, di nuovi compagni di viaggio, di un nuovo...amore.
Intanto, il sole è già alto in cielo.
La penna ha esaurito l'inchiostro.
Da lontano, sento la vita che riprende con il suo caotico incedere.
E' troppo breve la notte per sognare...

Ferrati Massimiliano

 

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